Un’eterna incompiuta che ha inghiottito un mare di denaro pubblico. Diga di Castagnara sul fiume Metramo, Piana di Gioia Tauro. La più alta d’Europa con i suoi 900 metri , una capacità di portata di 26,5 milioni di metri cubi d’acqua, che dovevano servire un grande centro siderurgico a Gioia Tauro. Mai nato. Eppure i lavori iniziarono nell’81 e proseguirono ugualmente, con un avvicendarsi tumultuoso di ditte e cantieri. Oltre mille miliardi delle vecchie lire spesi, per una previsione di quindici, al momento della progettazione, negli anni ’70.
Peccato non siano mai terminati. Perchè a questo complesso monumentale, che sarebbe anche meta di turismo in una zona termale e accogliente come Galatro, manca la fondamentale opera di canalizzazione delle acque. Quella, cioè, che le permetterebbe di trasportarle a valle e ne consentirebbe, così, l’uso. Stavolta agricolo, potabile e industriale, dopo innumerevoli discussioni (ancora in corso).
Su questa diga pesa anche un processo per infiltrazioni mafiose nei cantieri: 750 imputati. Terminato, dopo anni e rinvii, con una prescrizione dei reati.
La diga non dà ancora da bere, eppure pare abbia dato da mangiare a tanti. A denunciare la situazione è Nuccio Barillà di Legambiente, che parla chiaramente di interessi lobbystici e ipotizza coinvolgimenti con la ‘ndrangheta.
Le responsabilità per questa opera incompiuta si rimpallano. Con un leit motiv di fondo: mancano i soldi.
Il Consorzio di Bonifica, concessionario delle acque, sta per effettuare il collaudo della Diga e vorrebbe ottenere denaro producendo energia elettrica. La Regione Calabria, da cui dipende il Consorzio, dà la colpa all’incapacità e al provincialismo del Consorzio stesso, entrando così in una spirale da cui non si esce da anni.
Di fatto, ora le acque irrigano la piana di Rosarno attraverso il fiume Metramo. E la storia della Diga, bella e abbandonata, fa acqua da tutte le parti.