Diretta social con Vittorio Spampinato e Anna Siniscalco su NuovaMente del 15 novembre 2024
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Servizio del Tg2 (Alessandro Poggi) del 10 ottobre 2024 su “Pratico, ergo sum”.
Ospite de L’Italia in diretta, Radio Rai, con Massimo Cerofolini e Nicoletta Simeone per parlare di “Pratico, ergo sum” e meditazione:
Articolo di Francesca Girone per il magazine Yacht Capri – Agosto 2024
Ospite a Casa Italia, insieme a Neva Papachristou e Anna Siniscalco, per parlare di pratiche contemplative e del mio libro “Pratico, ergo sum” con Roberta Ammendola.
Link della puntata (al time code 0.44.22 o – 52 circa): Casa Italia 2024 – Puntata del 24/05/2024 – Video – RaiPlay
Esisto davvero solo se pratico: un libro-documentario ci spiega perché
In una società che corre velocemente, la capacità di metterci in ascolto di noi stessi e degli altri – portando consapevolezza nei pensieri e nelle azioni – è quanto mai essenziale per ritrovare il nostro centro. Esistono pratiche che possono influenzare moltissimo la quotidianità e portare ad un profondo cambiamento interiore, cambiamento che può riflettersi anche sulla società. Il libro “Pratico, ergo sum” di Isabella Schiavone, giornalista ed istruttrice di Mindfulness, prende in esame le pratiche meditative della Vipassana insieme a Neva Papachristou, insegnante di Dharma dell’Ameco, ed il Tai Chi Chuan – una pratica di meditazione in movimento – con Anna Siniscalco, Maestra di Tai Chi Chuan Yang tradizionale.
di Corinna Cattuto
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Isabella Schiavone. Giornalismo consapevole e ricerca spirituale
«Giornalisti, consumate le suole delle scarpe per andare dove nessuno va, per dare voce a chi non ne ha». Sono le parole pronunciate da Papa Francesco nel corso della “Giornata delle Comunicazioni Sociali”.
Isabella Schiavone, giornalista del Tg1 da vent’anni e attualmente caposervizio nella redazione Ambiente-Società, ha sempre fatto suo questo concetto, si è sempre appassionata ai temi sociali ad ampio raggio con inchieste e storie di vita. Le ha portate alla luce e per questo lavoro costante ha ricevuto diversi riconoscimenti; tra i tanti il Premio Luchetta Hrovatin (2006) per un’inchiesta sulla droga a Scampia, il Premio Pentapolis – Giornalisti per la Sostenibilità (2016) e il Premio Responsabilità Sociale (2018). Osservare e ascoltare gli altri l’ha portata anche a “sentire” se stessa, alla ricerca interiore e all’interesse per la meditazione. «Un percorso che è iniziato dieci anni fa. Poco prima di un intervento chirurgico che mi avrebbe costretta a stare immobilizzata per un paio di mesi, sono andata a fare incetta di libri. E negli scaffali della libreria mi ha colpito un titolo edito da Ubaldini, “Calma, empatia e visione profonda” di Yongey Mingyur Rinpoche ed Eric Swanson che si riferiva, anche, alla gestione di un’emozione molto negati
va per antonomasia: la rabbia», racconta Isabella Schiavone. «Quando guarii iniziai a meditare e cominciai una ricerca sul sito dell’Unione Buddhisti Italiani per trovare una scuola adatta alle mie esigenze. La scelta è ricaduta su un centro di Roma, A.Me.Co. (Associazione per la Meditazione di Consapevolezza), che ha come insegnanti guida un ex docente universitario di teologia molto conosciuto in Italia, Corrado Pensa, e la moglie Neva Papachristou. Ho cominciato seguendo prima gli insegnamenti di Corrado, molto bravo nel comunicare ma anche alto nei suoi insegnamenti, poi durante un ritiro a Pomaia, all’istituto Lama Tzong Khapa, ho assistito a una lezione di Neva e me ne sono letteralmente innamorata come insegnante. Per me rappresentavano un po’ il padre e la madre nel Buddhismo, il femminile e il maschile». Nonostante il lavoro impegnativo, i viaggi, Isabella trova sempre lo spazio per la pratica costante, quotidiana. Faccio meditazione seduta Vipassana per circa 45 minuti: calma concentrata attraverso l’attenzione al respiro per arrivare alla Vipassana vera e propria, la visione profonda. Sono seduta perché purtroppo non posso più meditare sul cuscino per problemi di ginocchia. Me le sono distrutte a forza di meditare sui cuscini; certo è molto più bello, esotico e pittoresco, però purtroppo è scomodo se non hai più vent’anni. Poi pratico il Tai Chi per circa 30 -40 minuti. Tre anni fa ho iniziato a praticarlo nella forma 108 Stile Yang, per ragioni di salute fisica. Mi è stato consigliato da una competente struttura medica toscana e ora è integrato nel mio pacchetto di pratiche quotidiane. La sera cerco di praticare un po’, ma dipende dagli orari di lavoro». Poi c’è la pratica informale che la giornalista cerca il più possibile d’inserire nell’arco della giornata. «Può capitare che faccia delle brevi pause sul lavoro, anche semplicemente eseguendo i tre respiri consapevoli o brevi pratiche di tre minuti. Da qualche tempo alcune colleghe, avendo saputo che stavo diventando istruttrice di Mindfulness, mi hanno chiesto di poter meditare in redazione negli spazi delle pause, in stanze improvvisate, ma ce la facciamo. Sì perché da gennaio, su consiglio di un amico psicoterapeuta sto seguendo un master di Mindfulness alla Sapienza di Roma con docenti straordinari. Mi incuriosiva moltissimo tutta la parte dedicata alle neuroscienze, quindi all’attivazione cerebrale e alle conseguenze della meditazione sul cervello. Essendo la Mindfulness una derivazione di stampo buddhista ci sono anche tutti gli insegnamenti buddhisti che non fa mai male ripassare». Nell’ambito della comunicazione, del giornalismo, il percorso spirituale quanto può influenzare le scelte professionali? «Assieme anche ad altri colleghi e responsabili che hanno condiviso le mie scelte ho cercato di affermare le istanze delle persone più deboli e più fragili e di trovare spazio per loro». La ricerca, lo studio e l’etica sono il perno nella vita della giornalista, sempre pronta ad esplorare, a conoscere per conoscersi. «Mi piace studiare, ci sono poi libri che restano pilastri e che mi piace anche rileggere, quali “Un cuore vasto come il mondo” di Sharon Salzberg della Ubaldini editore o quello dei miei primi maestri, Corrado Pensa e Neva Papachristou “Dare il cuore a ciò che conta” di Mondadori, oltre ai testi, gli approfondimenti di “Sati”, la rivista di A.Me.Co. Ma non solo le letture suggerite durante gli insegnamenti, mi basta aprire un libro sul Buddhismo e trovare spunti per cercare altro, sempre». E l’interminabile viaggio nella ricerca spirituale continua.
Intervista di Mario Raffaele Conti ed Elia Perboni per YogaJournal, ottobre 2021
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«Fiori di mango di Isabella Schiavone (Lastaria Edizioni) è un romanzo complesso e stratificato, che tocca più punti tematici attraverso una storia corale e al contempo individuale (e individualista). Se è vero che al centro dell’azione principale c’è Stella, invitata dall’amica Gloria a trascorrere con lei un periodo di pausa in Kenya, è anche vero che tutti gli altri personaggi che ruotano attorno a questa terra, l’Africa, lasciano un segno non solo nella vita della protagonista ma anche nella struttura e nell’organizzazione tematica della storia. All’interno di uno scenario descritto con dovizia di particolari, minuziosamente, tanto che l’autrice riesce a rendere le atmosfere, i sapori, gli odori, i paesaggi e le situazioni più estreme tipici di una certa realtà africana, si muovono personaggi che hanno come obiettivo principe la (ri)scoperta del Sé, partendo dalla radice, la Famiglia: la famiglia, in Fiori di mango, diventa un luogo, un confine da superare, ma anche un punto da cui partire gettandosi alle spalle il dolore per reinventarsi in una terra sconosciuta e difficile. Un romanzo “umanocentrico”, non soltanto perché le azioni dei singoli confluiranno in una grande azione collettiva che è la conquista del Sé, appunto, ma perché quella che ci presenta la Schiavone è una storia vicina al dolore e che dal dolore prende forza.»
Giulia Ciarapica, amica della Domenica
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Fiori di mango, il viaggio come percorso spirituale
In libreria il nuovo romanzo di Isabella Schiavone
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Lunavulcano (Lastaria edizioni) è uno di quei libri che inizi a leggere e smetti solo quando sei arrivato all’ultima pagina, complice la semplicità delle parole o il tema affrontato che è così unico e eppure così comune.
L’autrice, isabella Schiavone che è giornalista e le parole le usa per mestiere, utilizza un semplice e bell’intreccio narrativo per mettere in connessione due donne, le loro vite così diverse e così uguali, il loro mondo interiore.
Un gioco da social, quel Ruzzle che si gioca tanto per passare il tempo e per ingannare le attese, una sfida e due mondi che si aprono alla narrazione di un vissuto che è intimo e potente e nasconde dolori e sofferenze…