“La Formula 1 era diventata un’abitudine… avevo bisogno di stare la sera in garage, attaccare l’adesivo… stare lì a pulirlo… a sognare”.

Dalla Formula Uno all’Handbike, dopo un incidente che gli ha portato via le gambe. La passione è il motore interiore di Alex Zanardi, che tra poco parteciperà, a Londra, alla sua prima Paralimpiade: “Un nuovo punto di partenza, che mi fa sentire tutto, tranne che un 45enne!”.

Alex Zanardi non è solo un grande campione, che delle esperienze negative della vita ha fatto una virtù. E’ anche un bravo oratore, abituato alla telecamera dal ruolo recente di conduttore televisivo. Ha tempi giusti, sguardo obliquo, pause perfette. Frasi brevi, ad effetto, viene da pensare subito. Ma, poi, capisci che hanno un contenuto: sono il frutto di una riflessione profonda su se stesso e di consapevolezze raggiunte con impegno, probabilmente.

“L’Handbike mi permette di essere un sognatore. Ho trovato una sfida avvincente, perchè ho trovato ragazzi molto preparati, che prendono la loro attività con grandissima passione ed impegno. Che amano il lunedì di allenamento almeno al pari di ciò che avviene la domenica pomeriggio”.

Zanardi ha il ruolo del campione. Campione che è stato, campione che sa di essere oggi e campione che sarà in futuro. E’ sicuro di se’.  A volte, nella conversazione, butta là qualche finta incertezza per non esibire eccessiva personalità. Non vuole apparire presuntuoso, con il risultato di mostrarti la sua doppia forza. E grande grinta.

“Nell’Handbike non ci sono le tentazioni tipiche, dove la grandissima esposizione offre anche opportunità interessanti nel guadagno, ma può cambiare molto facilmente le persone in peggio… può essere una grandissima opportunità, ma anche un’insidia”.

Da vero campione,  Zanardi non rimpiange il passato, ma trova la sua dimensione nel presente, vivendolo al meglio e costruendo il futuro.

“Il giorno del mio incidente la mia vita è entrata in un binario parallelo, che mi ha dato possibilità che hanno poi creato la mia nuova vita… oggi, francamente, tornare indietro sarebbe complicato… se apparisse il genietto della lampada, mi gratterei la testa più volte…”.

E’ ironico, attento a misurare le parole, finchè non si lascia andare a risate liberatorie nei momenti più impensati. Come quando gli si chiede della sua famiglia di origine.

“Ricordo quando papà mi diceva di pulire gli attrezzi, ed io dicevo: non lo posso fare domani? No. E lui andava al bar. Metteva alla prova la mia passione in quel modo, rafforzandola tantissimo. Quando prendo in mano un attrezzo rivedo le mani di mio padre. Questà è la speranza: che anche mio figlio, che ha un atteggiamento così refrattario quando cerco di insegnargli qualcosa, apprenda queste esperienze”

(Ride divertito)

“L’ho portato in handbike ed è una ganzeria, perchè… ho costruito una handbike per lui e siamo andati a fare un giro assieme: è stato bravissimo! Dopo s’è mangiato due piatti di pasta!”

(E ride)

Ti senti un esempio positivo per le persone?

“Sembro un po’ l’unico ad aver fatto delle cose, quando in realtà basterebbe avere occhi per vedere. Ci sono uomini che si svegliano all’alba e fanno lavori faticosissimi per sfamare la famiglia. Questi per me sono eroi”.

Famiglia semplice, papà idraulico e mamma casalinga (ma sarta notturna per arrotondare). Quali valori hanno trasmesso ad Alex?

“Riuscire nel modo migliore a fare quello che mio padre mi ha sempre insegnato:  aggiungere, prendere ogni giornata come un’opportunità per raggiungere qualcosa, partendo da dove sei. Ogni giorno può essere un’occasione per aggiungere qualcosa a ciò che hai già fatto”.

Concetti solo apparentemente semplici, sdrammatizzati dal melodico accento bolognese. Zanardi non tradisce la sua ambizione per le Paralimpiadi, ma non rinuncia neppure all’autoironia e a quella sua falsa modestia di uomo intelligente.

“Penso di poter ambire ad un risultato che, per un 45enne che sfida 20enni, sarebbe di grandissimo prestigio. Mi alleno praticamente tutti i giorni. E’ molto curioso, perchè il mio allenatore ha 16 anni meno di me. Come dice mia moglie: ti batti contro ogni pronostico!”

Alex ha due profili (estetici). Uno più deciso, uno più delicato. Ci scherziamo su e ci facciamo delle risate. Fino a che non gli chiedo, a bruciapelo, quello che potrebbe sembrare scontato e a cui si potrebbe rispondere con retorica: ma tu, rivorresti le gambe?

Eppure, lo scambio è autentico.

“Non rimpiangerei mai di aver perso le gambe. Tra poter vivere gli ultimi 10 anni e riavere le gambe, io mi prenderei i 10 anni. Quante cose in più posso fare in questa vita…”

Un inno alla vita e alla forza interiore. Per tutti. Ed è proprio di oggi la notizia che Pistorius parteciperà alle Olimpiadi di Londra. Questa volta tra gli atleti normodotati.

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Isabella Schiavone

Giornalista professionista, scrittrice, istruttrice Mindfulness. Da luglio 2022 vice caporedattrice presso Rai Sport. Dal 2002 a giugno 2022 al Tg1, prima ad Uno Mattina, poi come inviata a Tv7 - Speciali, infine nella redazione Ambiente - Società - Sport come caposervizio.

Appassionata di inchieste sociali, ambientali e di storie di vita. Impegnata nel terzo settore.

Sono laureata in Sociologia a La Sapienza di Roma, specializzata in Giornalismo alla Luiss Guido Carli. Ho frequentato un corso di perfezionamento per inviati in aree di crisi della Fondazione Cutuli, che mi ha portato in Libano e in Kosovo embedded.

Ho iniziato a lavorare presto nelle radio e nelle tv locali, ho scritto per l'Ansaweb, per Redattore Sociale e per il Gruppo L'Espresso, mossa anche dalla passione per la multimedialità e l'online. Ho avuto il primo contratto in Rai al Giornale Radio, ho lavorato nella redazione Esteri del Tg2 e a Rai Educational, quando ero ancora universitaria.

Ho condotto la rubrica Tendenze del Tg1. 

Ho vinto il Premio Luchetta Hrovatin nel 2006, con un'inchiesta sulla droga a Scampia andata in onda a Tv7 - Speciali Tg1. Ho ricevuto nel 2016 il Premio Pentapolis - Giornalisti per la Sostenibilità, in collaborazione con Ispra, Ministero dell'Ambiente, Lumsa e FNSI. A maggio 2017 un mio servizio andato in onda al Tg1, sul riconoscimento delle unioni civili, è stato premiato da Diversity Media Awards, grazie al lavoro dell'Osservatorio di Pavia, come miglior servizio andato in onda sulla diversità. A settembre 2018 ho ricevuto il Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti nella categoria giornalismo. A maggio 2019 un mio servizio sull’autismo è stato candidato ai Diversity Media Awards. Da maggio 2022 sono Ambasciatrice Telefono Rosa per il mio impegno in difesa dei diritti delle donne e a sostegno dei minori. 

Amo e frequento l’Africa, dove ho realizzato due documentari autoprodotti, di cui uno girato con lo smartphone (quando ancora non aveva neanche lo zoom), andati in onda su Rai Uno.

A giugno 2017 è uscito il mio romanzo d'esordio, proposto al Premio Strega 2018, Lunavulcano (Lastaria Edizioni), i cui diritti d'autore sono devoluti in beneficenza in Africa. A settembre 2017 Lunavulcano ha vinto il Premio "Un libro per il cinema", dedicato alla memoria di Paolo Villaggio, organizzato dall'Isola del Cinema di Roma.

A settembre 2020 è uscito Fiori di Mango (Lastaria Edizioni), proposto al Premio Strega 2021.

Ho insegnato "Teoria e tecnica del giornalismo televisivo" all'Università di Tor Vergata e ho ricoperto il ruolo di docente, per i giornalisti, nel processo di digitalizzazione del Tg1.

Sono Istruttrice Mindfulness (o pratica dell'attenzione consapevole) e protocollo Mbsr (Mindfulness Based Stress Reduction) con diploma rilasciato da Sapienza Università di Roma e dal Center for Mindfulness della University of California of San Diego, nell'ambito del Master universitario di II livello "Mindfulness: pratica, clinica e neuroscienze" (110 e lode). Pratico meditazione Vipassana dal 2013 con Neva Papachristou e Corrado Pensa presso l'Ameco di Roma, con esperienze di intensivi e ritiri residenziali. Dal 2019 pratico anche il Tai Chi Chuan stile Yang.  Conduco gruppi di meditazione in presenza e online.