Ho sempre trovato affascinante il binomio letteratura e cucina. Leggere equivale a viaggiare in altri Paesi, a vivere culture ed atmosfere diverse ed il cibo ne è immancabilmente un’espressione identitaria. Un amico mi ha regalato questo libro, Due in uno, di un autore contemporaneo israeliano, Sayed Kashua.
Uno dei protagonisti mangia continuamente hummus di fave con l’immancabile pita (una versione casalinga semplicissima, da fare in pochi minuti in padella, potete trovarla qui). Così, dopo aver finito il libro, non riuscendo ancora ad abbandonare i personaggi, ho deciso di sperimentare il loro cibo prediletto.
Per il vostro hummus di fave vi serviranno circa 500 grammi di fave fresche (ma andranno bene anche quelle secche, se doveste già averle in casa), due cucchiai e mezzo di salsa tahina (la salsa di sesamo con cui si fa anche l’hummus di ceci, che trovate al biologico), 1 spicchio d’aglio, il succo di mezzo limone, sale, olio evo, se volete la mentuccia per decorare.
Cuocete le fave per venti minuti in acqua bollente, fatele raffreddare e togliete la buccia. Se usate quelle secche decorticate, seguite le istruzioni sulla confezione (non tutte hanno bisogno dell’ammollo, vanno sciacquate molto bene e cotte dai 30 minuti alle due ore, in base alla tipologia che avete acquistato).
Mettete nel frullatore le fave, la salsa tahina, l’olio, il succo di limone, l’aglio a fettine ed il sale. Se necessario, aggiungete un po’ d’acqua per fluidificare meglio. Potete guarnire con un filo di olio e una fogliolina di menta.
Per chi fosse interessato anche al libro: è una storia molto fruibile, che parla di identità e conformismo. Nell’eterna disputa tra arabi ed ebrei, l’autore si interroga, con una narrazione semplice, sul senso delle radici e l’influenza del passato sul presente in una Gerusalemme senza tempo. Dove la classe media si evolve rispetto alle origini, ma nasconde debolezze e lacune culturali socialmente inaccettabili. Forte il tema della discontinuità come elemento necessario per l’evoluzione. Della proliferazione mentale dettata dall’insicurezza emotiva. Del caso. Dell’inganno. Della gelosia. Del destino.