“La vita ogni giorno ci mette davanti a sfide. Ma nel momento in cui capiamo che siamo responsabili delle nostre azioni e dei nostri risultati ci rendiamo conto che siamo noi a decidere quando e come essere felici”. Massimiliano parla con decisione. Oramai ci è abituato. Va in giro per l’Italia a portare la sua esperienza. Costretto dalla nascita sulla sedia a rotelle, a causa di una malformazione agli arti (la focomelia), conosce il significato della parola sofferenza. Ma altrettanto bene, se non di più, conosce anche quello delle parole forza, coraggio, determinazione. Quella che lo ha portato ad affrontare a testa alta le sfide della vita. Non guiderai, gli dicevano. Ed invece Max non solo guida, ma pratica anche diversi sport, vive da solo, fa la spesa. La sua autonomia se l’è conquistata giorno dopo giorno, anche grazie all’incoraggiamento dei genitori.
“Quando ti rendi conto che tutto ciò che ti circonda dipende da te e che prima trovi dentro di te le risorse e meno avrai necessità di trovarle all’esterno, allora puoi essere libero e felice di stare negli ambienti – afferma con sicurezza, come chi è abituato a parlare spesso di questi temi – perché non dipendi da essi, ma li condizioni positivamente”. Da piccolo Max è stato vittima di bullismo. Veniva preso in giro per la sua disabilità. E’ cresciuto pensando di dover dimostrare agli altri chi fosse. Ma la verità che porta con sé è che siamo noi a dare agli altri il permesso di maltrattarci, ferirci, mortificarci. E lo facciamo quando ci identifichiamo con i loro pensieri e giudizi su di noi, quando crediamo nelle loro parole. Oggi, fermo nelle sicurezze interiori costruite con salda tenacia, Massimiliano aiuta le persone a riscoprire quella parte di loro che per troppo tempo hanno tenuto soffocata. Tra i concetti che cerca di trasmettere, in cima c’è quello che tutti possono essere felici e che nella vita le situazioni difficili accadono per insegnarci sempre qualcosa.
“Ognuno di noi nasce con un talento, una missione in questa terra: prima la capisci, prima puoi essere felice”, ripete spesso sorridendo, con gli occhi che si illuminano di consapevolezza e gioia di dare. A riempirlo di luce è la sicurezza di aver compreso la propria missione. Di aver accettato il proprio percorso e averlo messo a disposizione degli altri. Non a caso, il suo motto è Noexcuses. Niente scuse. Perché la sua testimonianza racconta da sé che tutte le sfide possono essere trasformate in un dono, a prescindere da quanto possano essere o apparire insormontabili. E che, solo capendo davvero le proprie inclinazioni e la propria missione nel mondo, si può essere felici: “Chi siamo possiamo saperlo solo noi e non farcelo dire dall’esterno”, afferma con decisione.
Massimiliano conosce la sofferenza, fisica ed interiore. Gli sguardi delle persone, il pietismo, il bullismo, la paura di essere giudicato inferiore e non all’altezza quando era bambino. Poi, la separazione dei suoi genitori a 14 anni. Uno stato di prostrazione da cui si è risollevato dedicandosi al mondo dei videogiochi. E’ proprio conquistando il titolo di campione del mondo che decide di trasformare la propria esistenza. Di non lasciarsi condizionare dai giudizi degli altri. Ha così imparato a prendere confidenza con le proprie emozioni. A non alimentare la paura, quando sopravviene. A saperla riconoscere come tale e non come la realtà.
“Quante volte avete vissuto con delle paure per situazioni che non si sono mai avverate?”, chiede Massimiliano agli ospiti in sala. Le braccia si sollevano numerose. C’è chi ride e chi, invece, si fa pensieroso.
Max parla e si muove velocemente sulla sua carrozzina. Il messaggio è potente e qualcuno, in sala, non trattiene le lacrime. Quando arriva il momento della meditazione guidata, si abbassano le luci, una melodia accompagna il respiro e le parole. Al termine, gli spettatori si ritroveranno ad abbracciarsi. Qualcuno piange. Si è aperto quel canale su cui Max ha lavorato duramente. Qualche muro interiore è stato abbattuto. Nessuna scusa.