A Roma si fanno scoperte archeologiche sorprendenti. Dimore rare del VI secolo Avanti Cristo nelle fondamenta di palazzi storici, che magari ridisegnano la mappa della città. Come quella emersa a Palazzo Canevari, bellissimo edificio in stile Liberty (tra i primi esempi nell’edilizia pubblica italiana) nel centro della Capitale.
Un Palazzo voluto da Quintino Sella alla fine dell’800, costruito appositamente per ospitare il Regio Ufficio Geologico e il Museo Agrario – Geologico, oggi completamente svuotato e in fase di ristrutturazione per ospitare degli uffici privati.
E dove si trova il contenuto del Museo? 150 mila reperti, tra fossili e minerali, che fanno la storia del territorio italiano, sono imballati e stoccati in un magazzino di periferia. Perfettamente conservati, c’è da dire, da geologi che amano il loro lavoro, ma non esposti al pubblico e non accessibili alla comunità scientifica, per i quali sono un patrimonio fondamentale. Reperti di duecentomila anni fa, collezioni mineralogiche, paleontologiche, strumentazioni tecniche di 150 anni, che fanno la storia del servizio geologico italiano: tutto in cantina.
E, poichè i costi di affitto di un altro museo sono troppo alti, saranno trasferiti in un altro magazzino.
E il meraviglioso Palazzo Canevari, progettato con tecnologie innovative, strutture murarie del ‘600 e un bellissimo salone di consultazione? Diventerà un ufficio. Un edificio che ha addirittura un vincolo architettonico dal 1991 e uno archeologico, dal 2004, per la scoperta di un tratto di mura ‘serviane’.
Insomma, un palazzo con due vincoli, costruito per ospitare la storia geologica d’Italia, il quarto Museo del genere in Europa (dopo San Pietroburgo, Berlino e Londra), che si prepara ad ospitare degli uffici privati.
Certo la responsabilità non è di chi lo possiede attualmente, che, essendo un privato, può disporne come meglio crede, almeno per la legge. Il punto, semmai, è come da Polo museale sia diventato privato: nel 1995 l’edificio fu svuotato per essere ristrutturato (cosa mai avvenuta), nel 2003 fu privatizzato e nel 2005 alienato, malgrado i vincoli, il progetto di ristrutturazione già commissionato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e gli stanziamenti nelle finanziarie 1996 e 1998.
Oltre il danno, la beffa: il patrimonio librario, cartografico e documentale della Biblioteca del Palazzo è imballato in un magazzino a sud della Capitale, ma l’archivio e l’indicizzazione del materiale è rimasto, perfettamente conservato e in ordine alfabetico, nell’edificio storico. Che, nel frattempo, è stato affittato anche ad una prestigiosa casa di moda internazionale per una sfilata.