Cos’è il bello? Me lo sono chiesto ieri, quando sono entrata nella ‘Locanda del cuore’ a Pescara. Un grande camino acceso, soffitti in pietra, ma soprattutto un’atmosfera davvero gioiosa e felice.
Uno chef che ha lasciato un posto di lavoro rinomato, un suo amico d’infanzia, parroco dedito ai poveri da sempre, un obiettivo comune: aiutare chi ne ha bisogno.
Don Emilio e Paolo (insieme alla figlia Caterina e alla sorella di Don Emilio) rilevano un’attività, levando da una situazione difficile i gestori, amici oltre che ristoratori. Inseriscono nello staff persone che hanno difficoltà a lavorare e che in un ambiente protetto danno il massimo. Decidono di far loro il concetto, di origine brasiliana, di “economia di comunione”, nato dal Movimento dei focolari, che mette al centro la persona umana: parte dei proventi, una volta pagate le spese e gli stipendi, saranno devolute alla Caritas parrocchiale e a progetti concreti per aiutare chi ne ha bisogno.
“Nella parrocchia spesso vengono persone in difficoltà – racconta Don Emilio, occhi di un azzurro limpido, largo sorriso e folta barba bianca – gli paghiamo una bolletta scaduta, gli facciamo la spesa… ma la parrocchia non può risolvere i loro problemi… ho sempre avuto nel cuore un’idea: come si può risolvere la vita per qualcuno? Ho pensato di poter assumere qualcuno che avesse particolarmente bisogno, aiutando anche i precedenti gestori ad uscire da una situazione complessa… ed eccoci qua”.
Vicino a lui, l’amico di sempre, lo chef Paolo Giorgetti, toscano di nascita. Menù gustoso senza essere eccessivamente elaborato (e perciò adatto a tutti i palati) e una sac a poche piena di sogni e ideali: “Quando vengono queste persone non è che devi fare l’elemosina, ma gli devi dare un posto di lavoro – dice Paolo – perché è quello che ti rende un uomo libero, una persona indipendente… UNA PERSONA!!!”.
Gli si bagnano gli occhi mentre parla, Paolo ci crede davvero. Se non sapessi che è lui lo chef, penserei fosse il parroco. Visto il suo entusiasmo, gli chiedo come si sente, ed è come se gli mettessi una mano sul cuore: “Mi fa senti’ bene, mi fa senti’ proprio bene – sbotta con coinvolgente accento toscano – un sollievo che non hai idea, quando puoi fare del bene… delle cose che sono utili al prossimo… io son contento, son proprio contento!”. Paolo si commuove e deve essere proprio quel sentimento che rende speciali le sue portate. Gli sformatini di ricotta serviti con miele d’acacia e balsamico, il farro con noci e pinoli, la polenta, i ravioli ricotta e spinaci con funghi porcini sono solo alcune delle prelibatezze servite a tavola con un minimo comun denominatore: condimento a base di cuore e solidarietà.
Don Emilio gira per la sala conversando con i clienti, numerosissimi. Alcuni di loro sono stati messi al tavolo insieme e sembrano amici da una vita. Si brinda, si scherza, si sta insieme con allegria. Molti di loro raccontano di sentirsi bene, perché oltre a mangiare piatti prelibati, stanno facendo qualcosa di buono per chi è meno fortunato di loro. Ed è la profezia che si autoadempie, lo slogan scritto sulla prima pagina del menù: “In quello che facciamo ci mettiamo il cuore”.
La vera storia di Natale, che scalda i cuori e crea speranza nel futuro e nelle persone. Invece di andare a vederla al cinema, prenotate una sera a cena, anche se non siete del posto. Perché ne vale veramente la pena. Per il palato e per il cuore.
(La Locanda del cuore – Via Alfonso di Vestea, 20 – Pescara – consigliata la prenotazione: 085 4503405 – 3281241339)