Basta la strada per acquietare lo spirito: immersa nel verde, aria frizzantina, silenzio. Ad ogni curva, la promessa di serenità. Il Monastero di Camaldoli risale al 1025 ed è immerso nella suggestiva foresta del Casentino, Appennino tosco-romagnolo.
Un eremo in cima ad una montagna, un monastero con la foresteria poco sotto, ideate dal fondatore San Romualdo, che ha unito qui la dimensione comunitaria e ospitale con quella solitaria della vita eremitica.
Chi viene qui, spesso, cerca proprio quel ritmo tra preghiera e lavoro tipico della regola benedettina, che dà equilibrio e pace interiore: “Non lascia spazio a divagazioni – spiega una signora. E’ un ritmo lento, scandito da preghiera e orari precisi”.
Camaldoli è un luogo ricco di storia. Tra le mura del Monastero, nel luglio 1943, un gruppo di intellettuali cattolici scrisse un codice, che fissò le linee guida fondamentali della Costituzione Italiana. Nei decenni, è stato il cuore dei raduni estivi della sinistra cattolica. Un’intera classe dirigente è cresciuta, un incontro dopo l’altro, un seminario dopo l’altro, nel dibattito culturale camaldolese.
Una traccia del passato c’è anche nella libreria, piccola ma rifornita. Insieme ai testi sulle religioni (non solo quella cattolica), saggi sulla frugalità e sull’esistenza. Oggi c’è chi viene per seguire settimane di approfondimento delle letture religiose e meditare nei boschi. Si pernotta in foresteria, 60 euro pensione completa.
C’è chi viene qui da trent’anni, prima di andare in ferie e trova in questa comunità monastica una famiglia in cui ritemprarsi: “Mi dà la forza per affrontare il riposo estivo – racconta un’ospite – molto più, oserei dire, effimero e frivolo”.
In effetti, il vero riposo è dove c’è accoglienza, natura e quiete. Dove, per saperci stare, bisogna avere anche la capacità di ascoltarsi e riconoscersi: un duro lavoro. Meno duro, talvolta, dell’affrontare famiglia e amici durante le vacanze estive…