“E’ una passione, una tradizione, si sta vicino alla natura, all’aria aperta… c’e’ molto agonismo”.

M. e’ un cacciatore incontrato a Rieti. Un cacciatore vero. Appassionato da anni. Ha anche un allevamento. Vestito con abbigliamento mimetico, imbraccia il fucile con piglio sicuro. Sono curiosa di capire cosa animi gli appassionati di quello che per me, incomprensibilmente, viene definito uno sport: “Mettersi in gioco con le nostre capacita’”, mi risponde il cacciatore.

Lo so, il tema non ha nulla di nuovo. Non c’e’ la notizia, per cosi’ dire. A parte che, da oggi, si apre ufficialmente la stagione venatoria, dopo svariate richieste di proroga delle associazioni alla magistratura per l’estate di siccita’ ed incendi, che ha gia’ duramente colpito fauna e ambiente (14 milioni di animali morti, secondo la Coldiretti).

Faccio al cacciatore la piu’ banale delle obiezioni:  la competizione non e’ ad armi pari. Ma lui non capisce a chi io mi riferisca: ai suoi compagni di “sport”? Ai cani addestrati?

L’uccello, che mira a colpire, insomma, non e’ proprio preso in considerazione. Non ha diritto a vivere. Il suo ruolo e’ predestinato.

“Ma loro hanno delle abilita’ superiori a quelle dell’uomo – mi risponde con falsa innocenza il cacciatore – sanno nascondersi, sono capaci di attendere per ore, di studiare la situazione… sono molto piu’ capaci gli animali di noi cacciatori… noi dobbiamo prendere fucili, cani, poi, se proprio siamo capaci, gli spariamo colpendoli”.

Ecco qui la giustificazione agli occhi di una giornalista a dir poco scettica,  ma che comunque scrivera’ per la testata un pezzo equilibrato e che rappresenti tutte le istanze, come ovvio e come di consueto.

C’e’ da dire che rimango sempre sgomenta di fronte all’ipocrisia. Almeno il coraggio di dire le cose per quello che sono!

Intanto, intorno a noi, risuonano gli spari del primo giorno di caccia. Sono davvero dei boati fragorosi. Mi chiedo come queste persone possano rilassarsi in questo modo.

“E’ bello stare all’aria aperta, fare una camminata in compagnia, avere vicino i cani”… be’, questo lo si puo’ fare anche senza un’arma, replico…

“Fino a che la caccia non e’ aperta rispetto molto piu’ gli animali di tanti altri.. per esempio, non li investo per strada”… be’, anche queste sono virtu’, per qualcuno…

 

 

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Isabella Schiavone

Giornalista professionista, scrittrice, istruttrice Mindfulness. Da luglio 2022 vice caporedattrice presso Rai Sport. Dal 2002 a giugno 2022 al Tg1, prima ad Uno Mattina, poi come inviata a Tv7 - Speciali, infine nella redazione Ambiente - Società - Sport come caposervizio.

Appassionata di inchieste sociali, ambientali e di storie di vita. Impegnata nel terzo settore.

Sono laureata in Sociologia a La Sapienza di Roma, specializzata in Giornalismo alla Luiss Guido Carli. Ho frequentato un corso di perfezionamento per inviati in aree di crisi della Fondazione Cutuli, che mi ha portato in Libano e in Kosovo embedded.

Ho iniziato a lavorare presto nelle radio e nelle tv locali, ho scritto per l'Ansaweb, per Redattore Sociale e per il Gruppo L'Espresso, mossa anche dalla passione per la multimedialità e l'online. Ho avuto il primo contratto in Rai al Giornale Radio, ho lavorato nella redazione Esteri del Tg2 e a Rai Educational, quando ero ancora universitaria.

Ho condotto la rubrica Tendenze del Tg1. 

Ho vinto il Premio Luchetta Hrovatin nel 2006, con un'inchiesta sulla droga a Scampia andata in onda a Tv7 - Speciali Tg1. Ho ricevuto nel 2016 il Premio Pentapolis - Giornalisti per la Sostenibilità, in collaborazione con Ispra, Ministero dell'Ambiente, Lumsa e FNSI. A maggio 2017 un mio servizio andato in onda al Tg1, sul riconoscimento delle unioni civili, è stato premiato da Diversity Media Awards, grazie al lavoro dell'Osservatorio di Pavia, come miglior servizio andato in onda sulla diversità. A settembre 2018 ho ricevuto il Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti nella categoria giornalismo. A maggio 2019 un mio servizio sull’autismo è stato candidato ai Diversity Media Awards. Da maggio 2022 sono Ambasciatrice Telefono Rosa per il mio impegno in difesa dei diritti delle donne e a sostegno dei minori. 

Amo e frequento l’Africa, dove ho realizzato due documentari autoprodotti, di cui uno girato con lo smartphone (quando ancora non aveva neanche lo zoom), andati in onda su Rai Uno.

A giugno 2017 è uscito il mio romanzo d'esordio, proposto al Premio Strega 2018, Lunavulcano (Lastaria Edizioni), i cui diritti d'autore sono devoluti in beneficenza in Africa. A settembre 2017 Lunavulcano ha vinto il Premio "Un libro per il cinema", dedicato alla memoria di Paolo Villaggio, organizzato dall'Isola del Cinema di Roma.

A settembre 2020 è uscito Fiori di Mango (Lastaria Edizioni), proposto al Premio Strega 2021.

Ho insegnato "Teoria e tecnica del giornalismo televisivo" all'Università di Tor Vergata e ho ricoperto il ruolo di docente, per i giornalisti, nel processo di digitalizzazione del Tg1.

Sono Istruttrice Mindfulness (o pratica dell'attenzione consapevole) e protocollo Mbsr (Mindfulness Based Stress Reduction) con diploma rilasciato da Sapienza Università di Roma e dal Center for Mindfulness della University of California of San Diego, nell'ambito del Master universitario di II livello "Mindfulness: pratica, clinica e neuroscienze" (110 e lode). Pratico meditazione Vipassana dal 2013 con Neva Papachristou e Corrado Pensa presso l'Ameco di Roma, con esperienze di intensivi e ritiri residenziali. Dal 2019 pratico anche il Tai Chi Chuan stile Yang.  Conduco gruppi di meditazione in presenza e online.