Piromani, siccita’ e caldo africano continuano ad incendiare l’Italia. Ancora non siamo arrivati a settembre e il bilancio sui roghi e’ gia’ drammatico: 5 morti, 840 incendi solo nell’ultima settimana, 35mila ettari di bosco andati in fumo nell’ultimo anno.
Ma quello che non consideriamo, e’ che gli effetti degli incendi li vedremo soprattutto in futuro: ecosistemi distrutti, terreni produttivi per l’agricoltura che spariscono insieme ai paesaggi, territori devastati e sottoposti a rischi sempre maggiori di frane e alluvioni.
“Quando la vegetazione brucia – ci spiega Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi – non c’e’ piu’ la sua azione di drenaggio delle acque, viene meno l’azione di traspirazione delle piante e la loro capacita’ di trattenere il terreno sottostante”.
Molti disastri di natura idrogeologica, documentati dalle inchieste dello scorso inverno anche su questo blog, hanno origine nei roghi degli anni precedenti.
Non solo: c’e’ anche l’allarme animali. Una vera e propria strage, denuncia la Coldiretti: 14 milioni di animali, tra mammiferi, uccelli e rettili spariscono insieme ai boschi che popolavano.
“Ogni ettaro di macchia mediterranea – precisa la Coldiretti – e’ popolato in media da 400 animali, ma anche da una grande varieta’ di vegetali, che dopo gli incendi vanno persi: boschi di querce, di faggio, di castagno, di cerro”.
Nei boschi distrutti, per lungo tempo, non si potra’ raccogliere la legna, ma anche i tartufi, i piccoli frutti, i funghi, le erbe aromatiche. Si impoverisce il polmone verde dell’Italia (che conta circa 200 alberi per ogni italiano), ma si perdono anche quegli hobby tanto salutari, che ci fanno ricordare quanto prezioso sia il rapporto con la natura.
Anche raccontare la favola di Cappuccetto Rosso a figli o nipoti diventera’ piu’ triste, pensando al bosco che non c’e’ piu’.
Al rientro dalle mie vacanze una piccola area verde, vicino la mia casa ad Anzio, dove, abbandonati e trascurati, sono visibili anche alcuni ruderi romani, stava bruciando.
il giorno dopo – recandomi in una delle poche spiaggie libere vicine dove ci si può ancora rilasare senza essere accalcati gli uni sugli altri – scopro che altri roghi avevano portato via numerosi arbusti che adornavano uno dei canali della bonifica pontina.
Pigramente sdraiato al sole non è infrequente assistere all’incessante andirivieni dei canadair, segno di un nuovo incendio nei paraggi.
Aggredire l’ambiente in cui viviamo è aggredire noi stessi; è uno dei tanti segnali della grave depressione in cui il nostro Paese sta precipitando.
Caro Daniele, grazie per il tuo intervento. Mi ha fatto riflettere anche quanto scritto da Michele Serra, due giorni fa, su Repubblica: “Dalle molte inchieste sugli incendi, che devastano il Paese… esce un dato statistico implacabile, e veramente impressionante. Esistono i piromani, non esistono le piromani. Dare fuoco a un bosco, a un campo, a un pezzo di mondo, e calcinarlo cosi’ da renderlo sterile per molti anni, e’ una prerogativa esclusivamente maschile. Le donne in genere commettono molti meno reati degli uomini, pur essendo la meta’ abbondante del genere umano. Possono macchiarsi di crimini anche efferati (per esempio uccidere, anche se non serialmente). Ma avere l’impulso di devastare un luogo per sottometterlo, per negarlo, per cancellarne tracce di vita, e’ cosa solo dei maschi: la statistica non concede eccezioni. In questo senso il piromane e’ colui che traferisce sul volto della Terra lo stesso sfregio che il maschio padrone infligge al volto della femmina che considera infedele o indegna o piu’ semplicemente non sua. Gea e’ femmina, accoglie il seme e lo fa germogliare. Piromani, stupratori e sfregiatori di donne andrebbero inclusi nella stessa branca del Male”.