Costiera amalfitana. Luogo meraviglioso, mare chiaro, panorama mozzafiato. E rischio di essere travolti da una frana.
Proprio davanti ad una delle spiagge piu’ frequentate di Castellammare di Stabia, Pozzano, ci sono stati sette morti nel 1997. Il luogo e’ ad altissimo rischio, secondo l’Autorita’ di bacino, che ha previsto anche danni a case e a persone.
Cause geologiche. Roccia calcarea, pietra e terreno, potrebbero con l’acqua provocare frane da colata, che si incanalerebbero dentro ai valloni, raccogliendo tutti i detriti da monte. Una forza distruttrice.
Le uniche protezioni adottate, dopo la tragedia, sono state delle reti chiodate (nemmeno lungo tutta la strada, ma solo sul luogo della frana) e una galleria, che si appoggia alla parete. Sotto alla linea di frana sorge un albergo, proprio sulla zona segnalata ad altissimo rischio. Si tratta del recupero di un vecchio frantoio, finito di restaurare cinque anni fa. Come? Ma con fondi pubblici, naturalmente.
Percorriamo l’unica strada esistente, che in caso di emergenza rimarrebbe bloccata, impedendo non solo il flusso delle auto, ma anche il passaggio dei mezzi di soccorso.
Tutta la costiera amalfitana e’ a rischio. I versanti inclinati e lo spessore del terreno vulcanico sono un connubio micidiale. Con queste pendenze, alla prima forte pioggia, c’e’ da tremare, assicurano i geologi.
A Gragnano, conosciuta per la sua pasta, la montagna incombe sul centro abitato e gli abitanti stessi non vogliono accettare che il rischio di frana sia reale e spazzerebbe via il paese.
Nella bellissima Positano, tornano i conti con l’amministrazione, ma non quelli col territorio. L’80 per cento delle case costruite in zone pericolose e’ stato condonato. Peccato che non basti ad escludere il rischio frana, ovviamente. Ma potrebbe esserne una concausa.
Sarno – canale di convoglio delle acque |
E arriviamo a Sarno, sommersa da due milioni di metri cubi di fango nel maggio del ’98. Un fiume in piena, che scendendo a valle, ha sommerso persone, case e comuni provocando 160 vittime. Un’autentica tragedia, come ricordiamo tutti.
Hanno chiamato, a mitigare la situazione, ingegnere idraulici (esperti di acqua) e non geologi (esperti di terra). Vale a dire: teniamo sotto controllo il flusso delle acque, ma sul rischio frane sorvoliamo. I canaloni in cemento armato, costruiti dopo la tragedia per raccogliere i detriti, sono pieni di erbacce.
Manutenzione zero, col rischio, ad una forte pioggia, di provocare danni maggiori rispetto a quando non era stata realizzata la canalizzazione. Il terreno circostante alle vasche si trova piu’ in alto rispetto ai canali: in caso di pioggia, si riempirebbero di terreno franoso. Politica di convivenza col rischio? Piuttosto, per gli abitanti, si tratta di convivenza con la paura.
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