Prevenire si può. E, pensate, c’è addirittura chi lo fa. Accade in Lombardia, in Valcamonica. Misure di monitoraggio, naturali e automatiche, insieme ad interventi di ingegneria naturalistica, qui sono all’ordine del giorno.
Duecento frane fino ad oggi, di cui cento ad alto rischio solo negli ultimi dieci anni. Ma in Valcamonica, dall’esperienza si impara. E così, sono nati sistemi in grado di avvisare quando l’acqua sta fluidificando troppo il terreno durante le piogge.
E’, infatti, proprio l’acqua l’origine di frane, precipitazioni e movimenti sopra e dentro il terreno. Perchè è l’acqua a rompere i legami e a fluidificare, ci spiegano gli esperti.
La parola chiave è prevedere. Esistono modelli basati su piogge di innesco, che trasmettono informazioni alla stazione meteorologica, per misurare l’intensità della pioggia e anticipare così il pericolo.
E non è finita qui. Una frana di 50 anni fa, in Val Dorena, al confine con la Valtellina, ha provocato un’erosione talmente profonda da trasformarsi in una vera e propria ferita. Con il rischio, in caso di piogge, di danneggiare strade, ponti e paesi a valle, raggiunti dai detriti che scivolano nei fiumi. All’epoca non si intervenne in tempo, con il risultato di una ferita aperta all’interno della montagna. Ma si è imparato dall’esperienza.
La stessa situazione, al confine con il Parco dello Stelvio, è stata bloccata in tempo. Il versante, appesantito dall’acqua rischiava di franare e raggiungere i centri abitati attraverso il fiume. E’ arrivata in soccorso l’ingegneria naturalistica, che usa materiali naturali, si adatta al territorio ed è, per giunta, economica.
Vedere per credere. Siamo saliti a 2100 metri di quota, dove sono state costruite palificate in legno per sostenere il terreno e l’acqua è stata drenata e convogliata tutta nella stessa direzione. Così il versante, meno appesantito dall’acqua, non rischia di franare a valle. La struttura a gradinata diminuisce la pendenza del terreno, che spinge meno verso il basso. I geologi che ci accompagnano hanno una reale soddisfazione nel mostrarci gli interventi, oltre che un entusiasmo e un sorriso, che c’è quando le cose funzionano. E godiamoci questo tramonto sull’Adamello a cuor leggero. Per una volta.
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